Il tasso (Taxus baccata L.)
Nei pressi del Monastero di Fonteavellana, non lontano dal confine tra Marche ed Umbria, cresce un tasso millenario. La circonferenza del tronco è di diversi metri: quattro uomini a braccia distese non riescono ad abbracciarlo. L’albero è situato in un angolo poco assolato, lungo un fosso, e nonostante l’età non supera in altezza gli alberi che gli crescono accanto – aceri, faggi, frassini e querce; tuttavia, quel tasso rappresenta il centro del boschetto. A pochi metri, nascosta tra i noccioli, sgorga la fonte che ha dato il nome all’abbazia camaldolese (l’eremo fu fondato dall’ordine degli “Avellaniti”).
Albero sacro per Germani e Celti, nella tradizione veniva chiamato “albero del cavallo” perché in grado di allontanare gli spiriti della natura nefasti a metà cavallo, a metà uomo. Il tasso era l’albero-guardiano verso l’al di là, e veniva piantato vicino alle sorgenti e ai luoghi di preghiera, chiese, monasteri, eremi, fondati nel periodo celtico-cristiano.
Nel corso dei secoli il tasso si trasformò da custode dei regni invisibili in “albero della morte”. Sostare sotto un tasso sembrava pericoloso, la sua chioma scura incuteva paura. Il legno era usato per fabbricare armi (archi, lance e più avanti, pistole) e la corteccia serviva ad avvelenare le frecce. Nella superstizione, il tasso divenne simbolo di sventura. Invece, Santa Ildegarda da Bingen definì il tasso “un albero che trasmette allegria e rischiara lo spirito” e consigliava di inalare i vapori del legno per guarire sinusiti e raffreddori. Soffermandomi sotto la chioma di un tasso – la chioma è piramidale e ampia – sperimento la leggiadria di cui parlava Santa Ildegarda: sotto il disegno leggero delle foglie aghiformi, linee orizzontali e regolari dettano un certo ordine. Nell’assenza di odori e profumi e nella penombra respiro un’atmosfera di quiete che mi ricorda i dipinti a china del Giappone imperiale.
Nel tasso si ritrova l’azione di Saturno che contraddistingue le conifere in generale. Nello sviluppo della chioma e nei bei frutti rossi e traslucidi, nella grazia degli aghi, nello scambio con il regno animale si esprime però anche il legame con le qualità di Venere e di Mercurio.
In Scozia esistono ancora grandi boschi di tasso e si conoscono esemplari di ben 2000 anni! In Italia centrale, in provincia di Arezzo, non lontano dall’Eremo della Verna, sorge un antico tasseto (i “tassi di Pratieghi”). La chioma del tasso è costituita da aghi lunghi e appiattiti, con apici appuntiti. Il tasso è un albero sempreverde, dioico (fiori maschili e femminili su piante diverse). Preferisce il terreno calcareo, basico e non ama il gelo, non supera i 1600m di altitudine. Forma un tronco centrale scolpito da linee verticali a rilievo. La corteccia è rosso mattone, scagliosa, priva di resina. Tutto l’albero non contiene resine profumate o oli essenziali (!), ma è interamente permeato da composti velenosi (tassina, tassicotina, efedrina e glucosidi dell’acido cianidrico) che agiscono sul sistema nervoso. Rami e foglie hanno il più alto contenuto di veleno in inverno.
I rami del tasso sono inseriti lateralmente nel tronco, come se fossero stati conficcati dall’esterno. Tra i rami e negli incavi sul tronco dimorano gufi e scoiattoli. Non temono il veleno del tasso neppure cervi, caprioli e cinghiali che si cibano delle fronde quando il cibo scarseggia. Il tasso è molto tossico, invece, per gli animali domestici, in particolare per i cavalli!
In tarda estate forma frutti (arilli) color rosso brillante che avvolgono il grosso seme e hanno un sapore dolciastro. Gli arilli (solo la polpa, non il seme) sono privi di sostanze tossiche, contengono carotenoidi, vitamina C e mucillagini. Gli uccelli ne sono ghiotti e li diffondono nell’ambiente. Nonostante la crescita lenta, i semi di tasso germinano facilmente nel sottobosco semibuio.
L’uso delle proprietà medicinali del tasso è limitato, se consideriamo la tossicità. Un tempo, le preparazioni a base di corteccia e foglie sembravano essere curative per il cuore, ed erano utilizzate per le proprietà abortive e vermifughe. Ricerche recenti hanno dimostrato che un diterpene contenuto nel tasso, il tassolo, possiede una spiccata azione antitumorale. Il principio viene estratto da specie coltivate appositamente negli Stati Uniti e in Canada, tuttavia la sostanza è prodotta anche per semisintesi.
Oggi il tasso è a rischio di estinzione ed è stato inserito nella “Lista rossa” dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura. Per secoli le riserve di tasso europee furono distrutte per il prezioso e durevole legno. Nei giardini, laddove il clima lo permette, questa pianta arborea dall’aspetto particolare è adatta alle siepi, a creare angoli di verde scuro e garbata solennità.
Karin Mecozzi
Erborista, karin.mecozzi@aruba.it